Palazzo Lucarini

ISOLE. Dal 28 giugno 2019 una mostra collettiva che, attraverso più di 100 opere tra fotografie, video e installazioni, invita a ragionare sulla questione della migrazione dei profughi mediorientali

Comunicato Stampa

ISOLE

Trevi, Palazzo Lucarini, 28 giugno – 22 settembre 2019

 

Trevi – Inaugura il 28 giugno 2019 a Palazzo Lucarini (Trevi) la mostra collettiva ISOLE, a cura di Filippo Maggia, Daniele Ferrero e Teresa Serra.

Il percorso espositivo propone una versione inedita e ragionata del lavoro di ricerca di un gruppo di fotografi che, negli ultimi tre anni, ha indagato attraverso il medium dell’immagine la questione della migrazione dei profughi mediorientali. Sono più di 100 le opere in mostra, tra fotografie, installazioni e video, quasi tutte inedite. Undici i fotografi coinvolti: Wissam Andraos (Damour, Libano, 1990), Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta, 1961), Chiara Corica (Foligno, 1977), Giulia Dongilli (Rovereto, 1991), Antonio Fortugno (Novi Ligure, 1963), Angelo Iannone (Piacenza, 1982), Filippo Luini (Varese, 1982), Andrea Luporini (La Spezia, 1984), Francesco Mammarella (Lanciano, 1984), Simone Mizzotti (Crema, 1983) e Francesco Radino (Milano, 1947).

Oltre a loro, in mostra anche il lavoro del Collettivo Azimut presentato nel 2018 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudegno di Torino e i tre video Say Something to Europe (2016, di Filippo Maggia e Daniele Ferrero), Untitled (2016, di Filippo Maggia, Daniele Ferrero, Andrea Cossu e Mara Mariani) e Looking forward to seeing you (2018, di Filippo Maggia, Daniele Ferrero e Roberto Rabitti).

ISOLE è il quarto capitolo di un progetto promosso nel 2016 da Fondazione Fotografia Modena, oggi Fondazione Modena Arti Visive, con la mostra Lying in Between, Hellas 2016 cui seguì nel 2017 un progetto di workshop fotografici tenuti sull’isola di Samos, all’interno dell’hotspot di Vathi. Successivamente il progetto assume forma autonoma grazie all’impegno diretto degli artisti e dei curatori coinvolti: nel 2018 viene presentato Today, tomorrow and the day after tomorrow presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e al PhEst-Festival della fotografia internazionale di Monopoli. ISOLE presenta opere inedite oltre a una selezione dei precedenti capitoli.

La mostra, patrocinata dal Comune di Trevi e prodotta in collaborazione con l’Associazione Palazzo Lucarini Contemporary, sarà visitabile fino al 22 settembre 2019, dal venerdì alla domenica, dalle 15.30 alle 18.30. Sono possibili visite fuori orario su appuntamento.

L’inaugurazione si terrà venerdì 28 giugno a partire dalle ore 18.30.

 

Scheda tecnica

Mostra
ISOLE

Periodo
28 giugno – 22 settembre 2019

Sede
Palazzo Lucarini – Centro per l’Arte Contemporanea
via Beato Placido Riccardi
06039 TREVI (Pg)

Promossa da
Comune di Trevi
Palazzo Lucarini Contemporary

Con il patrocinio del
Comune di Trevi

Inaugurazione
Venerdì 28 giugno 2019, ore 18.30

Orari di apertura
Dal venerdì alla domenica, dalle 15.30 alle 18.30
Visite fuori orario su appuntamento

Ingresso libero

Informazioni
Palazzo Lucarini Contemporary
www.palazzolucarini.it
info@palazzolucarini.it
info@officinedellumbria.it
+39 3386772711

Preview delle opere in mostra
Selezione immagini stampa disponibile in alta risoluzione al seguente link PRESS KIT – ISOLE o su corpo del comunicato

NB: le immagini devono essere riprodotte senza modifiche o alterazioni, utilizzando opportuni crediti

Wissam Andraos, dalla serie ‘Relatively calm’, 2017

“…chi si ritrova nel campo vive una sorta di paralisi. È un tempo, quello trascorso al suo interno, per sognare, guardarsi intorno e farsi domande.”

 
   

Antonio Biasiucci, dalla serie ‘Molti’, 2009-2019

Molti sono tanti, sono tutti, sono una massa indistinta di soggetti che smarriscono, nel nero, ogni connotazione personale che ne identifichi la provenienza, la storia, che ne distingua le peculiarità. Molti è un soggetto collettivo e corale, che col suo silenzioso canto attira a sé l’osservatore riuscendo, paradossalmente, a chiamarlo in causa individualmente e intimamente.

Chiara Corica, Inside, 2019

“Quaderni che raccontano, nascondono e rivelano le paure e le speranze di un gruppo di ragazzi afghani adolescenti, Aref, Mahdi, Mohammad, Mohammed, Rahmat, che percorrono le strade dell’isola di Samos attraversando una varietà di spazi e luoghi che si susseguono”.

Giulia Dongilli, A Iside, particolare dell’opera, 2019

“Scompaiono gli estremi e si fondono i contrari: oltre il visibile l’invisibile. Lì rinascerò”

 

Antonio Fortugno, frame dal video Untitled (che non ha diritto), 2019

“L’artista indica all’osservatore il tema portante di un lavoro incentrato sul viaggio come condizione umana: l’azione del tempo sulla memoria, la mutazione della forma nel tempo, la forma come identità”.

 

Angelo Iannone, Untitled #3287, 2016-2019

“Non risposte, ma indizi. Immersi in una continua ricerca di qualcosa di rilevante ed eloquente, si finisce per non conoscere più l’intenzione del nostro sguardo e si smarrisce anche il senso di questo viaggio”.

Filippo Luini, Untitled (balls), dalla serie ‘So near, so far’, 2019

“Il progetto presenta la crisi dei migranti come un avvenimento vicino e al contempo lontano, nonostante faccia parte del nostro presente, a cui risulta difficile relazionarsi sia per la complessità di dare una risposta umanitaria all’emergenza che per la durezza dei contesti descritti”.

Andrea Luporini, A Garden, Eventually, 2019

“Mohammad, un ragazzo iraniano, messo davanti alla possibilità di scegliere un modo per raccontare la propria situazione, non sceglie di denunciare le precarie condizioni del hotspot in cui da mesi risiede, ma di iniziare un percorso di ricerca di sé all’interno della natura, “quella piccola, fra ombra e luce”.

Francesco Mammarella, dalla serie ‘Unseen’, 2019

“Negando il diritto a soddisfare anche le necessità di vita più elementari, cancellando i corpi di questi rifugiati, si finisce per cancellarne l’essenza individuale, rendendola, come il titolo suggerisce, invisibile”.

Simone Mizzotti, Dead-end Road, particolare dell’installazione, 2019

“Piccole strade periferiche, lunghissime e disseminate nelle campagne greche vengono percorse da migliaia di persone che tentano in ogni modo di raggiungere le loro famiglie, la possibilità di una nuova vita. Strade che si trasformano in percorsi senza uscita”.

Francesco Radino, dalla serie ‘Pandora #3 – cronache dell’esodo’, 2019

“Il dato fondamentale della vita è che nulla dura e per questo abbiamo estremo bisogno di qualcosa che ci orienti permettendoci di superare la mancanza di prospettive del presente. Da qui il pensiero che il linguaggio artistico e filosofico possano guidarci lungo la corrente vorticosa del tempo”.

Collettivo Azimut, Naeem, 25 years old, Iran, dalla serie ‘Memoires of a Camp’, 2017

Fotografie di oggetti appartenenti ai rifugiati, tanto intimi e privati quanto al tempo stesso “memoria” delle famiglie d’origine: “la cosa più importante che ho”, ognuno di questi accompagnato dal nome, età e Paese di provenienza del proprietario.

Collettivo Azimut, Happy Summer, 2017

Un telo mare raffigurante l’isola di Samos, nel quale alle località turistiche e agli imperdibili sightseeing sono stati aggiunte, ricamate, l’icona della tenda e al suo fianco la scritta “hotspot”, a ricordare come, nel medesimo luogo ove decine di migliaia di turisti trascorrono le vacanze, si consumi da anni un dramma umanitario di cui si preferisce tacere.

Collettivo Azimut, frame dal video ‘Looking forward to seeing you’, 2018

Il video ripercorre, come in un sogno, il viaggio dei profughi: clandestini attraverso i boschi sino al braccio di mare che separa la Turchia dalla Grecia, poche ma interminabili centinaia di metri di acqua salata, per ritrovarsi poi chiusi all’interno del campo, prigionieri di un tempo che sembra non scorrere mai, mentre l’Europa, miraggio per una nuova vita, si allontana come fosse una montagna insormontabile.

Collettivo Azimut, veduta del libretto Nameless (2017)
allestito alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel 2018

Un piccolo libretto anonimo dal titolo “Nameless”, con oltre novanta immagini scattate dai profughi all’interno del campo e riprodotte a pagina piena, crudi snapshot che raccontano senza veli la quotidianità angosciante della vita nell’hotspot, un’attesa infinita nella speranza di raggiungere la terraferma, l’Europa.

Filippo Maggia, Daniele Ferrero, Andrea Cossu, Mara Mariani
frame dal video ‘Untitled’, 2016

Un video a tre canali che non segue una sceneggiatura, ma mira piuttosto a registrare il lento scorrere quotidiano dei migranti, delle forze dell’ordine che provano a regolare il flusso ininterrotto degli arrivi, dei volontari e delle tante organizzazioni che in essi operano, e dei greci, quelli che generosamente danno il loro aiuto, benché prostrati da una crisi economica ancora in corso, e quanti invece, per la medesima ragione, protestano, offesi da un’Europa che sembra averli abbandonati.

Filippo Maggia, Daniele Ferrero, frame dal video ‘Say Something to Europe’, 2016

La video-sequenza raccoglie le testimonianze di migranti ospitati nei campi e di volontari coinvolti nella crisi, in un viaggio tra Lesbos, Chios, Samos e Kos.

 

Per scaricare le immagini ad uso della stampa: PRESS KIT – ISOLE

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